lampascioni Selvatici al kg
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Esaurito
Esaurito
Sono dei piccoli bulbi, apparentemente simili a cipollotti, che rivelano un sapore leggermente amarostico e sono diffusi in tante regioni del Sud Italia, anche se sono caratteristici soprattutto di Puglia e Basilicata: parliamo dei lampascioni, un ingrediente che possiamo imparare a utilizzare in tante ricette per aggiungere un tocco profumato e originale, ispirandoci alla classica cucina italiana povera e contadina, capace di utilizzare ingredienti semplicissimi che però, grazie all’esperienza e all’intuito, si trasformano in pietanze deliziose.
Cosa sono i lampascioni?
I lampascioni sono i bulbi della pianta perenne Leopoldia comosa, che appartiene alla famiglia dell’aglio, anche se esteticamente somigliano piuttosto alle cipolle: di colore rosa scuro/rossastro, infatti, presentano anche un struttura a strati stretti e sfoglie che ricorda appunto quella delle cipolle.
Si calcola che nel mondo esistano all’incirca 50 varietà di questa pianta a gambo corto con foglie sottili, di cui sette solo in Italia, che crescono spontaneamente o si coltivano. Molto varie anche le denominazioni, perché la pianta è nota anche come muscari chiomato, aglio di biscia, aglio delle vigne, bulboide lampocomoro, cipolla canina, cipolletta calabrese, cipollaccia turchina, cervellino, cipollaccio col fiocco o giacinto dal pennacchio.
A livello alimentare, i lampascioni si chiamano anche lampagioni o pampascioni (specialmente in Salento) e sono molto diffusi in Puglia e Basilicata (di cui sono riconosciuti come uno dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani), ma anche Abruzzo e Calabria. In realtà, il gusto e le proprietà dei lampascioni sono noti fin dai tempi degli antichi Greci, che già apprezzano le qualità gastronomiche di questi prelibati bulbi.
Lampascioni: caratteristiche, proprietà e benefici
Al di là del gusto, però, già nell’antichità i lampascioni erano preferiti per le loro caratteristiche benefiche per l’organismo: questi bulbi infatti vantano diverse proprietà, e sono composti principalmente da acqua e carboidrati, con una minima parte di proteine e grassi e un buon apporto di sali minerali, tra cui potassio, fosforo, ferro, rame, magnesio e manganese.
Altro aspetto da non sottovalutare, i lampascioni sono anche dietetici, o per meglio dire hanno un basso apporto calorico: in media, una porzione di 100 grammi fornisce appena 37 calorie.
Dal punto di vista nutrizionale, si ritiene che il consumo di questi bulbi possa fornire alcuni effetti positivi all’organismo, perché contribuisce a ridurre la pressione sanguigna e prevenire la formazione di trombi, ad esempio, ma vantano anche proprietà diuretiche, antinfiammatorie e antimicrobiche. Ci sono però anche alcune lievi controindicazioni, in quanto un consumo eccessivo di lampascioni potrebbe favorire il meteorismo e avere un’azione purgante, e inoltre sono sconsigliati a chi soffre di problemi di fegato, reni e ulcera.
Quando si raccolgono i lampascioni?
Ci sono alcune procedure da descrivere rispetto al modo in cui si possono trovare, acquistare e “trattare” i lampascioni, perché questi bulbi sono un prodotto stagionale molto delicato, “pronti” allo stato brado a fine inverno e all’inizio della primavera.
Tradizionalmente, la raccolta dei lampascioni avviene rigorosamente a mano nelle campagne e gli operatori devono scavare sotto le piante (generalmente a circa 10 – 30 centimetri di profondità nel terreno) fino a trovare i piccoli bulbi, che si presentano con un esterno marrone scuro e il nucleo rosato; l’estrazione va eseguita con particolare attenzione, per evitare di danneggiare i lampascioni e renderli non più commestibili.
Oltre che essere consumati freschi, dopo la raccolta, i bulbi devono essere spogliati dei loro strati esterni sporchi, e poi immersi in acqua per eliminare l’eccessiva amarezza; successivamente vengono bolliti con aceto bianco messi in barattoli e conservati con olio d’oliva.
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